Marco Memeo 2017 - eLLe come Finestra - Gesso and Watercolor on paper - 23,3 x 23,3 cm

elle come finestra

Inaugurazione: giovedì 19 ottobre 2017 dalle 18.30

La mostra prosegue fino a venerdì 30 novembre

Elle come Finestra</>

da lunedì a venerdì ore 9-18

eLLe come Finestra

Auditorium Piero Calamandrei

la Scala Studio Legale

Via Correggio 43, Milano

elle come finestra

Catalogo in 200 copie numerate e firmate dall’artista

Edizioni: Toogood Society Milano

Grafica, cura redazionale e stampa: Campi Monotype 1898 Milano

Testo: di Olga Gambari

elle come finestra

L’epifania della sospensione di Olga Gambari

Le città rivelano se stesse nei momenti di sospensione della vita quotidiana.

Quegli istanti che si aprono rallentando fino alla fissità, diventando fermi immagine. Per esempio nelle ore notturne, all’alba o durante le vacanze estive.

Il flusso vorace della vita quotidiana arresta temporaneamente il suo ‘consumismo’, con cui snatura i luoghi che l’accolgono. E li lascia liberi di essere.
In questa dimensione l’insieme si apre in un respiro distensivo, sciogliendosi in un mosaico di frame che lo compongono.
Volumi, forme, segnature, dettagli, colori perdono il loro valore descrittivo per apparire come pure visioni ed evocazioni. Il punto di vista si può differenziare in un’analisi visiva ravvicinata e intima, dalla suggestione spesso inaspettata.

Questo è lo stesso meccanismo messo in atto da Marco Memeo, che nel tempo si è immerso nelle profondità del paesaggio urbano, partendo dallo scivolare sulla superficie per poi filtrarvi dentro attraverso la trama del suo tessuto sia fenomenologico sia immaginifico.
L’occasione è stata il conflitto vissuto con il paesaggio delle periferie, percepito dall’artista nella sua biografia come irrimediabilmente alieno e alienante.
Con la fissità dei suoi sguardi entomologici Memeo ha via via reso astratta la figurazione, per andare sotto pelle in cerca del suo senso e della sua identità. Piccole, continue appropriazioni e conoscenze personali. Oltre l’apparenza, per raggiungere il silenzio, praticando una sorta di contemplazione estatica che richiama l’esposizione del processo fotografico. Quel silenzio che è “la condizione” dei lavori di Memeo, una meditazione che decanta l’aspetto funzionale e meramente estetico della realtà urbana.
I suoi scorci di città sono evoluti in una pittura altamente simbolica, declinata con un alfabeto rarefatto ed esoterico. Patterns di linee e forme che hanno perso per strada il colore per farsi monocromi.

In vent’anni di lavoro sul paesaggio urbano come luogo estraneo e algido, Memeo ha raggiunto un minimalismo percettivo ed emozionale con cui riesce a raccontarlo, invece, come un corpo organico dotato di spirito e di stati d’animo.
Ogni tela, ogni carta è la pagina intima di un diario biografico sia dell’artista sia della città, intesa come quella a lui familiare così come quelle che incontra.